mercoledì 17 novembre 2010

Tarocchi e Veline

Tarocchi e veline


di Alessandra Sorrentino


Sfogliando un qualsiasi mazzo di tarocchi è facile accorgersi che le figure femminili sono rappresentate dalla Papessa e dall'Imperatrice negli arcani maggiori e dalle Regine negli arcani minori. Figure in qualche modo "autorevoli", "regali", figure di "potere". Ricordando sempre che nel loro insieme i tarocchi si delineano come il percorso di vita che ognuno di noi compie o può compiere - consapevole delle proprie scelte - la Papessa, l'Imperatrice e le Regine rappresentano tre modi di essere donna.

La Papessa, la prima donna degli arcani maggiori, è simbolo della purezza assoluta, è quella parte di noi stesse - affermano Jodorowsky e Costa - che non è mai stata ferita né toccata. Una parte di noi che rappresenta una miniera di purificazione e di fiducia, una enorme fonte di energie e potenzialità.

L'Imperatrice è simbolo invece della donna creativa, sensuale e incarnata, una donna piena di fuoco e di energia. Rappresenta anche la seduzione, il piacere, l'esplosione della vita nella sua incessante e costante creatività, mentre le Regine - caratterizzate ognuna dal proprio simbolo, ovvero denari, bastoni, coppe e spade - sono donne molto più pragmatiche e attive.

E' uno in particolare di questi tre modi di essere donna mi ha fatto riflettere grazie anche a una piccola provocazione che voglio raccogliere, ma non per fare polemica sterile. Nel pieno del ciclone degli scandali che vedono protagonista Nadia Macrì e il premier - vicende dove la donna, proprio quella carnale e seduttrice, è al centro di grandi polemiche - a Reggio il consiglio comunale ha approvato una mozione per difendere la dignità della donna nell’ambito pubblicitario e ribadire l’uguaglianza tra i sessi con lo scopo di abolire stereotipi e pregiudizi, mentre in questi giorni il Sole 24 Ore pubblica alcune inchieste dedicate alla leadership femminile e alle donne che sono a capo di importanti aziende (soprattutto all'estero) che in qualche modo si stanno facendo spazio in ambienti e ruoli tipicamente maschili. La lotta per l'uguaglianza e l'emancipazione femminile non è di certo nuova: ben vengano i regolamenti che non fanno di sicuro male, ma leggere un commento riguardo l'ascesa su Facebook della Macrì dove la notizia viene interpretata come "un articolo, un commento, o un killeraggio scritto da una velina contro una velina nemica della velina vostra amica" mi ha fatto nascere una considerazione di ampio respiro sulla necessità di un ulteriore, nuovo (?) e profondo cambiamento culturale riguardo all'essere donna.

Noi possiamo scegliere se essere Papessa o Imperatrice, possiamo scegliere se esserlo nel senso positivo - quello rappresentato dal verso "dritto" dei tarocchi - o in senso negativo - quello del verso a rovescio delle carte. Possiamo scegliere se essere pure o rigide, creative e sensuali o capaci di amarezza e venalità.

Possiamo scegliere se essere veline e farne un pretesto o farne la propria meta nella vita per calcare il palcoscenico della notorietà. E senza nessuna invidia da velina contro una velina nemica, credo che la Macrì abbia scelto consapevolmente che tipo di donna essere.

Credo anche, e mi auguro, che le donne che appartengono alla mia generazione, ma soprattutto alle donne più giovani che stanno crescendo e si stanno confrontando con i sogni, le passioni, le aspirazioni e gli ideali della vita in un momento così critico, siano in grado di mettere in atto concetti come dignità e uguaglianza - quelli che vogliamo difendere con le mozioni - così ricchi, almeno in potenza, di tante opportunità e in particolare di una: fare in modo che la sensualità creativa di cui ogni donna è naturalmente dotata non venga strumentalizzata, né in pubblicità, né nella vita di tutti i giorni. Ma questo può avvenire soltanto se dignità, orgoglio e uguaglianza si radicheranno prima di tutto dentro di noi.

FONTE:  http://www.reggio24ore.com

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