venerdì 18 settembre 2009

Violenza alle donne: parlare non basta, servono risorse

Per due giorni si è parlato a Roma della violenza sulle donne nel corso della Conferenza promossa dall’Italia in concomitanza alla presidenza del G8. Parlare significa sensibilizzare e da alcuni anni a questa parte la cosa sta accadendo, è utile, ma non può bastare.

E’ necessario agire non solo sul fronte sanzionatorio, come è avvenuto con l’inasprimento delle pene per lo stupro e con l’introduzione dello stalking, ma anche in campo culturale, educativo, formativo e di sostegno delle vittime per consentire l’avverarsi di quelle condizioni, come disporre di “un tetto” o di un lavoro, che sono presupposto perché la donna possa prendere in seria considerazione l’ipotesi di denunciare il maltrattatore. Per lavorare nelle scuole sulle giovani generazioni, per formare forze dell’ordine e medici, per creare percorsi facilitati nella ricerca di lavoro, per disporre di “appartamenti protetti” e per impostare progetti di recupero del maltrattatore ci vogliono fondi e non chiacchiere.

Come Amministratrice locale, che si occupa dei tempi delle pari opportunità, chiedo che agli eventi pubblici seguano gli impegni di bilancio; infatti gli enti locali che, in Emilia Romagna, hanno inteso affrontare il problema, Reggio è uno di questi, lo hanno fatto con risorse proprie e della Regione.

Senza fondi nazionali non serve a granché avere inasprito le pene; infatti se le donne non hanno un luogo di ascolto e di accompagnamento non parlano, non denunciano, restano nella condizione di sopraffazione, con il risultato che vi sono territori del Paese dove uscire dalla violenza è possibile e altri dove non resta che sopportare, con buona pace del principio di eguaglianza.

Infine 2 ulteriori riflessioni:
la rete delle Case delle donne e le organizzazioni femminili che si occupano del tema non sono state invitate alla Conferenza. Cosa significa? Forse che si vuole ignorare il patrimonio di conoscenza e di esperienza che le donne delle Case si sono fatte in anni di volontariato e di auto-organizzazione? ‘Dire’, la rete che associa i centri antiviolenza di tutta Italia ha infatti contestato l’ esclusione.

Quanto alla campagna di sensibilizzazione partita in questi giorni su iniziativa del Ministero Pari opportunità, credo che contenga una frase che trasmette una falsa connotazione delle ragioni della violenza sulle donne; quando si dice “la violenza sulle donne è ignoranza, è follia” si induce chi legge a circoscrivere il fenomeno a condizioni sociali di disagio o di infermità mentale. Purtroppo la violenza è interclassista, sono violenti uomini austeri e coltissimi, che godono di stima e prestigio, così come uomini rozzi e privi di cultura, nell’uno e nell’altro caso sono, quasi sempre, in piena salute mentale. Bisognerebbe maneggiare con cura, senza dilettantismo, un materiale esplosivo per la tenuta delle relazioni sociali come il rapporto tra i sessi.

Natalia Maramotti
Assessora alla Cura della Comunità - Reggio

fonte: reggio24ore.com

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